Dunque la notte.
Dunque la notte silenziosa e complice,
dove ci troviamo
rincorrendo un senso
al turbinio del giorno.
Tra queste mani
si nasconde
la forza dell’amore,
la follia dell’odio;
ed io posso guidarle
in uno o l’altro,
io posso scrutarne
la tua anima
e strapparti il tempo
imbrigliandolo in un verso.
La stanchezza
naviga tra le mie membra
cercando una porta
dove lanciarmi al sonno.
E tu?
Che fissi uno schermo vuoto,
che ti domandi e piangi
perché il tuo treno è sfuggito nella nebbia.
Tu,
che ridi
al mio divenire
ma che domani sarai
di nuovo alla mia corte.
Cosa lasci al mondo
se non l’odore
delle tue lacrime?
Prendi questa mano,
guardane le rughe,
la forza,
e il vuoto che trattiene,
e senti
quanto calore può scorrere
dalla mia vita alla tua.
Dalla tua vita alla mia.