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Storie di altri Passeggeri

 

Storie di Altri Passeggeri

Nei primi anni  in cui sono stato direttore della del giornale di strada  “Shaker, pensieri senza dimora” quando ancora le fondazioni credevano nel sostegno ad una rivista cartacea che parlasse di “strada” dalla voce di chi quella strada l’aveva vissuta sulla sua pelle, ho avuto il privilegio di curare la rubrica “Storie” dove raccoglievamo  interviste fatte ad alcuni ospiti del centro per persone senza dimora “Binario 95”; ospiti molti dei quali in realtà erano loro stessi redatorri del giornale, con le loro poesie, le loro opinioni, i loro racconti. Raggiunto un certo numero di interviste dopo averne parlato con la nostra “redazione di strada”, abbiamo deciso di pubblicarle; unica clausola imposta dagli ospiti, quella che oltre alle loro storie, ci fosse anche quella di colui che li aveva intervistati.
SCHEDA SINOTTICA

ARGOMENTO: La pubblicazione raccoglie dieci interviste alle persone senza dimora del centro di accoglienza Binario 95. Le storie, raccolte da Alessandro Radicchi attraverso la forma dell’intervista giornalistica, sono state pubblicate dal 2008 aL 2013  sul giornale di strada “Shaker, Pensieri senza dimora”. Il ricavato del libro sostiene la realizzazione di Shaker, la rivista scritta dalle persone senza dimora della Stazione Termini di Roma.

TEMI E CONTENUTI: Con la forma narrativa dell’intervista si è cercato di ricostruire la vita degli ospiti di Binario 95, ricomponendo il passato, costruendo il presente e sognando il futuro. Una riflessione accurata sulla vita, sulla strada, sull’amore.


STRUTTURA
: L’introduzione al libro, scritta da Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane, denota la particolare attenzione e l’impegno del gruppo ferroviario per il disagio sociale presente nelle stazioni. Le interviste intercettano la curiosità del lettore di conoscere la vita di persone che, spesso, nella nostra società, restano ai margini: storie di difficoltà, di emarginazione sociale, di relazioni sfaldate, ma anche di accoglienza, di speranza e voglia di allontanarsi dal mondo della strada. Chiude il libro l’intervista realizzata dai partecipanti al laboratorio di scrittura di Binario 95
al curatore della pubblicazione, Alessandro Radicchi.

COPERTINA: L’illustrazione di copertina è stata realizzata da Carlo Mazzioli un pittore, già assistente di De Chirico, che ha frequentato il centro Binario 95 per diversi anni, vincendo anche alcuni concorsi di pittura che lo hanno portato ad esporre alla Gare de Lyon di Parigi.


LINGUAGGIO E STILE
: La realtà e le storie hanno uno stile semplice e diretto. Il linguaggio, il più delle volte, è ripreso dal parlato, con espressioni ed idiomi che delineano il carattere degli intervistati.

Il Libro può assere acquistato a 10 euro sul sito www.shaker.roma.it . Il ricavato sarà interamente devoluto per sostenere le attività di reinserimento sociale e lavorativo delle persone senza dimora del Centro Diurno Binario 95 della Stazione di Roma Termini.

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Father Lizard

Ehi son! Who told U to go out?! Come back home, now!

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Lizard

“…Lizard”

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Il Topo e il Drago

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“Chi ti ha autorizzato a camminare per il mio regno, piccolo miserabile topo!”. Il drago spalancò le fauci per serrarle poi improvvisamente con un clangore metallico. Uno sbuffo di fumo filtrò dalla sua dentatura affilata e il piccolo topo per un attimo trasalì. Poi si fece coraggio e con voce sottile gli rispose.
“Stavo solo cercando il mio Songbird signor Drago, non volevo infastidirla, né scorrazzare per le sue terre senza autorizzazione… davvero…”
“Lo sai che potrei farti volare da questa ringhiera con un solo soffio, piccolo ratto impertinente?! E poi perché staresti cercando un songbird?” gli rispose il drago avvicinando il suo caldo muso alla testa del Topo “forse ci vorresti fare colazione? Sai sono molto buoni gli uccellini a colazione… dovresti vedere come caaaaantano…”
“Non cerco UN songbird” disse il Topo “cerco il Mio Songbird! L’ho perso tra le campagne di Boscafrati nel Molise. E per chiarezza, non sono un cannibale, io mangio solo formaggio e verdure”.
“AAAh!Ah! Ah!” Il Drago scoppiò in una fragorosa risata. “Un Topo vegetariano, questa è bella davvero! La devo raccontare ai miei pipistrelli! Ah, Ah, Ah!” Poi si interruppe e guardò il topo fisso nei piccoli occhi. “Miky Mouse, sei fortunato, ho già pranzato oggi e forse mi sei anche simpatico, per ora… non ti mangerò quindi, per ora… ma di uccelli canterini non ne so nulla. E ora fila via dal mio territorio prima che cambi idea!”
“La prego signor Drago, mi hanno detto che lei conosce tutti qui attorno, magari potrebbe indirizzarmi da qualcuno che sappia darmi qualche indicazione?” riprese imperterrito il piccolo Topo.
“Non approfittare della mia pazienza, scricciolo! Io non…” il drago si interruppe improvvisamente quando i suoi occhi si illuminarono di una luce rossastra. “Aspetta… hai detto Boscafrati… forse conosco qualcuno che viene da quei posti, una mia cara, carissima amica, che mi deve anche un favore, ma… a tuo rischio e pericolo, potresti trovarla in una delle sue giornate no, e allora…”
“Non ho paura! Sono pronto a rischiare, è questione di vita o di morte… la prego signor Drago…”
“Va bene piccola pulce pelosa e insistente. Mi piacciono i tipi caparbi. Seguimi e ti presenterò…”


Un grande Songbird

Me ne sono accorto quando, tornato a casa, ho aperto la valigia di mia figlia: quel Piccolo Topo si era nascosto proprio in mezzo alle magliette. Ho visto spuntare il suo muso da una manica della T-shirt degli One Direction, si è fermato per un attimo a guardarmi come aspettando un mio sussulto o un grido di spavento, pronto a schivare lanci di ciabatte, libri o i colpi dello scopettone. Ma non ci fu nessuna ciabatta nè alcuno scopettone, perchè quel Piccolo Topo non riuscì proprio a spaventarmi. Forse il musetto a punta mi ha fatto tenerezza, gli occhietti piccoli come fessure mi hanno incuriosito, o magari è stato l’odore di lavanda di cui si era impregnato il suo sottile pelo colorato per essere rimasto a contatto per otto ore di viaggio con le saponette profumate di mia figlia; fatto sta che stesi una mano e lui vi saltò sopra sussurrandomi:”Devo assolutamente trovare il mio Songibrd! Non lo hai visto per caso passare di qui?”

Decisi in quel momento che avremmo avuto un nuovo ospite in casa. A quanto compresi dai suoi squittii trovare quel passero o qualsiasi tipo di volatile fosse, era diventata un’impresa di estrema importanza e se ci aveva seguito fino a Roma a centinaia di chilometri dalla sua casa evidentemente pensava che lo avrebbe potuto trovare da queste parti.

L’ho liberato nel salone e gli ho fatto anche una piccola casetta di legno sotto al televisore (ormai sarà diventato anche lui un fan dei Jefferson!). In genere l’ho visto sempre girare di notte, correre per la cucina e uscire nel terrazzo infilandosi in un buco nel muro; salire le scale dell’androne e arrivare fino alle soffitte condominiali per poi tornare puntualmente nella sua casetta. Durante il giorno non si era mai fatto sentire… fino a questa mattina.

Ero ancora nel dormiveglia quando verso le sette meno un quarto ho sentito un forte cinguettio provenire dal terrazzo. Mi sono affacciato ed ho visto questo bellissimo uccello canterino, molto più grande però di quello entrato dalla finestra della cucina della nostra casa di campagna qualche settimana fa, e certamente di colori diversi. Poi improvvisamente ho udito un rumore di cocci provenire dal salone. Era Piccolo Topo che sentito quel canto stava correndo all’impazzata cercando un varco per poter andare in terrazzo, visto che quello che usava di solito era stato ostruito da un pesantissimo dizionario di Latino scivolato dalla libreria. Sgambettando da una parte all’altra con una forza che non so davvero da dove gli provenisse, faceva cadere tutto quello che si trovava di fronte: piatti, scatole di colori, cassete di vecchi film, cd musicali. A un certo punto l’ho visto arrampicarsi sul mobile a due ante che contiene la mia riserva di vini (per un momento ho temuto il peggio!) andando a posizionarsi sul bordo dello scaffale dei rossi, proprio all’altezza del mio naso. Mi sembrava quasi di sentirgli il cuore battere all’impazzata mentre il suo petto si alzava e abbassava affannosamente. Aprii la finestra della cucina e Piccolo Topo saltò fuori correndo incontro a quel canto.

L’uccello, quasi il triplo di lui, smise improvvisamente di cinguettare e lo fissò, inclinando la sua grande testa da una parte e dall’altra. Poi parlò: “Mi hanno detto che stai cercando un Songbird! Beh eccomi qui, io sono un Songbird!”

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Goatfish 2.0

Sembra stia accadendo qualcosa di strano con gli animali del paese dove mi trovo in vacanza. Dopo il Songbird volato in casa ieri mattina dalla finestra della cucina, questa notte mentre navigavo in rete guardando un video dei fondali di un’isola tropicale, ecco all’improvviso saltare fuori dallo schermo del mio Macair un pesce, che tra l’altro ha schizzato d’acqua tutta la tastiera! Non ho fatto in tempo a rendermi conto di cosa stesse succedendo che dopo avere sbattuto un paio di volte le pinne laterali si è rituffato nel video che continuava a scorrere sul mio computer. Ma anche questa volta una bella foto sono riuscito a fargliela! Sono andato a documentarmi sul web per capire che tipo di pesce fosse e credo fosse un GOATFISH, anche detto Pesce Capra per le protuberanze a forma di barbetta che ha sotto al muso. Mi ero sinceramente preoccupato per l’accaduto, ma poi ho trovato alcuni articoli su internet che affermano che questa specie di pesce pare sia avvezzo a salti di questo tipo; in genere dicono accada soprattutto con i vecchi televisori a tubo catodico, ma evidentemente… questo era un Goatfish 2.0.

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Songbird story

È arrivato all’improvviso dalla finestra della cucina mentre stavamo mangiando. Abbiamo sentito il suo cinguettare così musicale che sembrava raccontare storie di foreste meravigliose e cieli lontani; ho fatto appena in tempo a prendere il telefono per scattargli una sola foto, questa. È volato via per qualche altro luogo fantastico e non lo abbiamo visto mai più.

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J, un’ipotesi di felicità

 

J - Versione paperback

J è il nome del figlio che Andrea e Aurora non vedranno mai. A diciassette anni la vita oscilla tra quello che si è, e quello che si vorrebbe essere, e il ruolo di genitore non sembra trovare spazio nel destino di due ragazzi di una Roma degli anni ’80 che si ritrovano soli, nel pieno della loro gioventù, ad affrontare qualcosa più grande di loro stessi: un aborto. Per una volta, questo evento drammatico in genere visto dal lato femminile, è raccontato dalla voce di un ragazzo in lotta tra l’istinto di essere uomo e un quotidiano che sembra non voler contemplare quella “ipotesi di felicità”.

© Originalex Febbraio 2013
Copertina Libro

Copertina Libro

© Originalex Settembre 2012

Eccome

Eccome! Se mi chiedessero di parlare dell’uomo, lo farei. Ma nascosto in una bolla di acqua e vetro che mi permetta di guardarlo senza esserne parte. Perchè questo siamo, parte di una storia che non conosciamo, parte di vite più o meno nostre, che continuiamo a interrogare, per capire, per capirci.
Eccome se ne parlerei dell’uomo, e della donna, la più bella. Parlerei di quello che di loro non comprendo, dell’esserci e dello scomparire ad ogni istante, del pianificare domani che forse non accadranno mai e vivere oggi sorprese straordinarie nate dal nulla. Parlerei della speranza per ciò che ognuno di loro crede buono, giusto, opportuno e di come quella speranza gli dia la forza per attraversare un’altro giorno, dall’alba al tramonto.
Se dovessi, se potessi parlare degli uomini, e delle donne, racconterei l’amore, quell’alchimia di chimica e anima che lascia trasparire sensazioni di verità. Se potessi parlare agli uomini li abbraccerei tenendoli tutti stretti al petto; tutte, madri, figlie, ma anche padri e soli… ad illuminare lo spazio silenzioso e impalpabile che divide il mio corpo dal vostro.
Eccome se lo farei. E poi riguarderei la mia opera, tutta, continuando a interrogarmi sul perché, del mio eccome.


Per quanto l’ora

Quando non camminerò più su questo mondo, resteranno le parole, librate nell’eco delle emozioni e impresse nelle opere. Resterà la traccia della deviazione, che il mio esistere avrà generato nel tempo e nelle persone.
Poi null’altro.

La bolla di sapone che oggi racchiude ogni mia vibrazione, che contiene il mondo creato giorno dopo giorno, ad ogni incontro, in ogni parola, che delimita un pensiero e un’esistenza, scoppierà, sciogliendo i limiti e i legami che ci hanno ancorato a questo tempo. Se l’oltre esiste, non ci é concesso capirlo; se di  tutto quel divenire si possa salvare traccia, non ci è dato di comprenderlo.

E per quanto gli studi, i pensieri, le chiese, ci indichino vie, la nostra scatola nera continua a restare chiusa, serrata, per poi disfarsi col tempo.

Non esiste che l’ora, quindi. Il momento più puro e reale di manifestazione di noi. Qui, nell’eco delle parole scritte, nel riflesso di uno sguardo, perso e incerto.


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