Archivi del mese: settembre 2011

Mostri e Falene

Dove siete
Mostri e Falene,
a tempestar la terra di ricordi
a risvegliare tempo e gridi sordi
a patinare oscuro le sirene.

Che ci fate
Destino ed emozione
Appollaiati su sterpi inverecondi
Di dirupi e baratri profondi
Gruminando la nostra aspirazione.

Vi violento tempesta
E vi scaccio
Vi annodo al collo un laccio
E poi vi lascio.

Per pietà nel mio cuor
manifesta.


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Dunque la notte

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Dunque la notte.
Dunque la notte silenziosa e complice,
dove ci troviamo
rincorrendo un senso
al turbinio del giorno.

Tra queste mani
si nasconde
la forza dell’amore,
la follia dell’odio;
ed io posso guidarle
in uno o l’altro,
io posso scrutarne
la tua anima
e strapparti il tempo
imbrigliandolo in un verso.

La stanchezza
naviga tra le mie membra
cercando una porta
dove lanciarmi al sonno.

E tu?

Che fissi uno schermo vuoto,
che ti domandi e piangi
perché il tuo treno è sfuggito nella nebbia.

Tu,
che ridi
al mio divenire
ma che domani sarai
di nuovo alla mia corte.

Cosa lasci al mondo
se non l’odore
delle tue lacrime?

Prendi questa mano,
guardane le rughe,
la forza,
e il vuoto che trattiene,
e senti
quanto calore può scorrere
dalla mia vita alla tua.
Dalla tua vita alla mia.

Dunque la notte.



Il finestrino

.

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Veloci sfuggono al pensiero campi, case e alberi storti. Il treno corre, tradendo le emozioni che a centinaia si accalcano per un istante sui riflessi del finestrino, occhio del mondo.
Un uomo scende dal trattore, un fagiano becca le radici, una rana salta in una pozza che ormai col tempo si è fatta stagno. Le emozioni fuori scappano e le mie dentro, in movimento lento, le frenano, trascinandole sulla lastra di un’altro possibile frammento di storia. E in questa storia ci sono altri principi, altre regine ed altri sudditi accasciati su poltrone azzurre e incoronati dalle loro vite, splendide, terribili, reali. Nuvole di sogni si levano dai loro capi: promesse, speranze, gelati e fantasie. Ognuno è un’isola, con i suoi abitanti, i suoi ruscelli, le sue montagne, palme, sassi e grotte nascoste; ognuno ha il suo sole.
A guardarlo sembra così diverso dal mio, così lontano, estraneo; ma il calore, quel calore, in qualche strano modo riscalda anche me.
Getto un ponte di frasi e parole, allora, e mi avvicino cercando familiarità, similitudine, e la trovo.

Si fa scuro intanto, e la vita fuori dai finestrini si nasconde, tra luci lontane, isolate, e ombre anonime. Ma ecco un bagliore e poi un’altro e un’altro ancora. Si accendono una dopo l’altra nelle case come candele la notte di Pasqua e tornano da me di mille colori, con altre vite ed altre storie. È una città che si avvicina.

Veloci sfuggono al pensiero nuovi campi, nuove case e nuovi alberi storti. Il treno corre, occhio del mondo, e noi ancora accasciati su queste sedie azzurre, cerchiamo la pace nel dare un senso alle loro storie


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